Non ho mai amato troppo i punteggi (in ventesimi o centesimi che siano) assegnati ai vini, pur comprendendo le motivazioni che sono alla loro base, ma certo quando si rileva uno scarto di 25 punti tra le valutazioni di due critici di reputazione internazionale, mi vengono diversi dubbi: o la bottiglia di uno dei due esperti era difettosa (e in quel caso sarebbe meglio non valutarla), oppure ci troviamo di fronte ad una presa di posizione “ideologica”, per la quale uno dei due esperti premia e/o l’altro punisce un vino al di là dei suoi effettivi meriti o demeriti perché apprezza o diversamente non condivide la filosofia produttiva che è alla sua origine.
Quando diciamo che un vino “vale” 95 punti, intendiamo che siamo di fronte a un grande vino, e non semplicemente che quel vino ci piace. Ugualmente, assegnandogli 70 punti o meno, affermiamo che si tratta di un vino mediocre, forse neppure degno di essere valutato.
Ebbene, ho pensato a questo assaggiando qualche giorno fa una bottiglia di Montepulciano d’Abruzzo di Emidio Pepe del 2001, un vignaiolo che rappresenta senza ombra di dubbio nel modo più autentico la tradizione contadina abruzzese. I vini di Pepe qualche volta dividono : possono piacere o non piacere. Poco seduttivi e piacioni, possono sembrare addirittura respingenti, specie quando sono troppo giovani oppure quando sono serviti senza aver dato loro il modo di ossigenarsi in modo adeguato. Vanno aspettati, perché non sono certo dei centometristi: non abbiate fretta di versare nel bicchiere questo 2001, dategli modo di respirare a lungo (è pur sempre un vino di 15 anni), magari in caraffa, e ho motivo di pensare che non vi deluderà, come non ha deluso me. Mentre lo assaggiate, dovete però anche smettere di pensare che si tratta di un Montepulciano, non certo una delle varietà più nobili, che, per di più, é in gran parte allevato a tendone, e che una resa media di 90 q.li per ettaro non è certo quella di un grand cru borgognone: liberatevi il più possibile degli schemi anche degustativi che tutti ci portiamo dietro e talvolta limitano la nostra possibilità di comprendere e apprezzare quello che non corrisponde ai nostri canoni abituali e allora sarete nelle condizioni più idonee per godervi una bellissima bottiglia. Forse non è un “grande” vino nel senso che generalmente si attribuisce a questo termine, almeno da parte della stampa internazionale (poi bisogna vedere che cosa si intende con questo termine), ma certamente è un vino eccellente sul quale vorrete soffermarvi, e, potendo, berne un secondo bicchiere. I 94 centesimi assegnatigli da Doctor Wine potranno sembrare troppi a chi lo ritiene eccessivamente rustico (ma la rusticità è una caratteristica del vitigno: sarebbe come dire che il Lambrusco di Sorbara non è elegante), ma i 69 di Suckling sono davvero troppo pochi e difficili da comprendere, visto che , a quanto sembra, la media dei punteggi che solitamente assegna ai vini che valuta è, con i suoi 91.2 punti, forse la più alta tra quelle dei critici internazionali del vino. L’impressione che se ne ha è quella di un maestro (ne esistono ancora così?) che attribuisca uno “zero spaccato” a un allievo somaro o recalcitrante: quando non si vuole soltanto assegnargli una valutazione pessima, ma anche umiliarlo.
Pur rispettando il suo parere, credo sinceramente che sbagli : quali che siano le nostre preferenze personali (nei vini io amo l’eleganza più che la muscolarità), quello di Pepe è per me un ottimo Montepulciano, espressione autentica del suo territorio, forse anche di un mondo che va scomparendo (e non è detto che sia sempre un bene). Si tratta di un vino che, a tre lustri dalla vendemmia, é capace di colpire per un colore ancora intenso, per una ricchezza che non diventa mai straripante, caldo ma dotato di una notevole freschezza, nervoso, dai tannini potenti, tuttavia non rudi: prugne nere, muschio, alloro, note di selvaggina, olive in salamoia compongono un aroma complesso e molto cangiante. In una parola, emozionante. Certamente non un vino omologato o “costruito” in cantina.
Dopo aver a lungo discettato su quelli degli altri, devo dare un mio punteggio? Se fossi proprio tirato per la giacca, direi almeno 90 o 91 punti. Chi ama questa tipologia di vini potrebbe arrivare senza difficoltà a 92 (poi è anche una questione di metrica personale).
L’azienda di Emidio Pepe ha origini che affondano nella fine dell’Ottocento. Fu il nonno, che si chiamava come lui, a piantar vigna nella zona di Torano Nuovo, in Val Vibrata, nell’Abruzzo settentrionale, piantandovi le uve della tradizione abruzzese. Il nipote cominciò a imbottigliare i suoi vini di Montepulciano e Trebbiano alla metà degli anni ’60, diventando presto un simbolo della viticoltura della sua regione. 15 gli ettari di vigna a disposizione, tra i quali una piccola porzione è stata riservata al Pecorino, coltivati con le tecniche dell’agricoltura biologica. I vini di Emidio Pepe si distinguono per la loro indubbia autenticità e per una notevole predisposizione all’invecchiamento. Al Vinitaly, nel 2014, si tenne una impressionante verticale del suo Montepulciano, alla quale purtroppo non ho partecipato, nel corso della quale sono stati assaggiati vini di ormai mezzo secolo (come l’annata 1967). Ora sono le figlie di Emidio, Daniela e Sofia, con la nipote Chiara, a curare le vigne, proseguendo la tradizione paterna.
Emidio Pepe, via Chiesi 10, 64010 Torano Nuovo (TE),www.emidiopepe.com