Sociando 3Tutte le volte che riassaggio una bottiglia di Château Sociando-Mallet mi riscopro a pensare che avrebbe meritato ben più del riconoscimento di “cru bourgeois exceptionnel” che recentemente gli attribuisce la Revue du Vin de France nella sua classificazione, apparsa qualche mese fa anticipando quella ufficiale del comitato preposto, che dividerà i migliori cru rimasti fuori dal classement del 1855 in tre categorie (exceptionnels, supérieur e bourgeois).

Il Sociando del 2001, un’annata che si rivela di anno in anno sempre più interessante, forse ingiustamente oscurata dalla più famosa vendemmia del 2000 nei giudizi di molti critici (ma fortunatamente non tutti), riassaggiato a tre anni dalla bottiglia precedente, appare non solo ben saldo nella sua robusta struttura médocain, ma ancora in ascesa. Delizioso oggi, ha un futuro assai promettente: ora ha 18 anni, ma supererà i 30. Colore profondo, profumi di cedro, more, cassis, grafite, è intenso e straordinariamente concentrato sul palato, lungo e carezzevole. Un gran vino (92/100).

Sociando-Mallet è il primo nome che mi verrebbe di indicare come “valore sicuro” del bordolese, ossia uno di quei vini da comperare ad occhi chiusi, certi che non si sarà mai delusi, anche nelle annate minori, e con un rapporto qualità/prezzo ancora molto conveniente (una bottiglia del 2016 costa intorno ai 40-45 euro). Sì, perché si tratta di un vino, che a differenza di molti altri di questo territorio, è rimasto sempre fedele a sé stesso, senza subire le fluttuazioni (non sempre verso l’alto) provocate dai cambiamenti di stile e di vinificazione imposti dalle mode (parkeriana e post-parkeriane). Forse un po’ granitico, ma saldo nella sua classicità, a riflettere la personalità del suo creatore, il compianto Jean Gautreau, scomparso appena lo scorso novembre, a 92 anni. Negli ultimi anni aveva passato la mano alla figlia Sylvie, che continua in perfetta coerenza la sua opera, ma, almeno fino ai 90 anni, non ha mancato mai di dire la sua. Gautreau è stato il classico self-made man che sarebbe piaciuto alle mitologie americane. Nato a Lesparre-Médoc, una cittadina di poco meno di 6.000 abitanti distante una dozzina di chilometri da Saint-Seurin de Cadourne, dove si trova Sociando-Mallet, proveniva da una famiglia che non aveva nulla a che vedere col mondo del vino: il padre, infatti, era un agente assicurativo. Bravo sportivo, Gautreau fu discreto giocatore di calcio e giocatore ancora migliore di tennis, visto che, a 18 anni, arrivò alle semifinali del Trofeo Roland Garros. Tornato in Francia, dopo il servizio militare in Marocco, cominciò a lavorare presso un courtier del luogo, Frédéric Miailhe, la cui famiglia, ebbe a che fare con Pichon-Longueville Comtesse de Lalande e Palmer. Era il 1948 e Jean aveva solo 21 anni, ma due anni dopo, avendo intravisto una buona possibilità di entrare direttamente nel lucroso commercio dei vini di largo consumo, decise di mettersi in proprio, e, qualche anno dopo, fondò una sua società di négoce. Fu però nel 1969 che , mentre cercava una proprietà vinicola da acquistare per conto di un cliente belga, s’imbatté nello Château Sociando-Mallet, restandone folgorato. Decise quindi di acquistarlo per sé: a caro prezzo (250.000 franchi di allora), pensò allora, visto che la proprietà era ridotta ad appena 5 ettari di vigna messi abbastanza male, altrettanto malridotti erano gli edifici annessi e non c’era cantina, ma solo una piccola cuverie e un garage. Di più: Gautreau, a quel tempo, non aveva alcuna esperienza di vinificazione, ma, con l’aiuto di un vecchio lavorante della proprietà, Gérard Clair, tirò subito fuori un millesimo che Gautreau definiva “corretto” e subito dopo uno di grande spessore. A proposito del millesimo 1969, Jancis Robinson , che dieci anni fa ebbe occasione di assaggiarlo insieme ad altre 39 annate durante una degustazione celebrativa dei 40 anni dell’arrivo di Gautreau a Sociando-Mallet, scrive che, nonostante quella del 1969 non fosse affatto tra quelle migliori a Bordeaux e, a quel tempo, moltissimi crus classés tra i più prestigiosi fossero ormai morti, il Sociando di quell’anno, vinificato in condizioni tutt’altro ottimali , vista la mancanza di una vera cantina, era “really quite charming, admittedly in a very traditional style but it still had fruit and delicacy”.

Lo Château Sociando-Mallet si trova tra il villaggio di Saint-Seurin de Cadourne , un villaggetto di 700 abitanti dell’Haut-Médoc, e l’estuario della Gironda, sulla bellissima croupe di Baleyron, una gobba ricoperta delle classiche graves , che spicca nel panorama piuttosto piatto della regione. Il suolo, costituito da graves di epoca güntziana, assicura alle viti un drenaggio perfetto, mentre il sottosuolo è un misto di argille e calcare, da cui origina la notevole freschezza dei suoi vini. Oggi la proprietà consta di 120 ettari, dei quali 83 a vigna: Gautreau, subito dopo l’acquisto, oltre a sistemare la cantina e i fabbricati annessi, cominciò infatti a rastrellare le migliori vigne vicine. Ottimamente esposte, le vigne, mediamente di 35 anni e con una densità media di 8.000-8.500 ceppi/ha., sono assai ben soleggiate e costantemente ventilate dalle correnti provenienti dal vicino estuario. Non si dimentichi che siamo a una diecina di chilometri a nord di Pauillac, più o meno all’altezza di St.-Estèphe, dove il clima è più fresco , ma l’influenza della massa d’acqua dell’oceano contribuisce fortunatamente a mitigare i freddi invernali. Se in vigna è il cabernet sauvignon la varietà più presente, oltre il 50%, il merlot lo ha però sopravanzato nel blend, mentre, dopo l’espianto del petit verdot, resta un 5% di cabernet franc.

La storia recente di Sociando- Mallet coincide con l’acquisto fattone da Gautreau , ma sarebbe errato pensare che non abbia un passato interessante. Del resto tutta la zona conserva evidenti tracce del passato. Il nome Sociando sembra derivi dalla corruzione di quello di un nobile di origine basca, tal Sociondo, alla cui famiglia apparteneva il vescovo di Bayonne, come si apprende da un documento del 1633. Cento anni dopo (nel 1750) un altro documento cita le vigne di una demoiselle Anne de Sossiondo. Alla fine del sec. XVIII la proprietà era di un notaio realista, Guillaume de Brochon, che fu arrestato nel 1793, negli anni della Rivoluzione: il suo nome è restato per diversi anni in quello del second vin della casa. I suoi beni confiscati furono acquistati dal suocero, Jean Lamothe. Una nipote di costui, Marie-Elisabeth Alaret, ricevette Sociando in eredità, ribattezzandola Sociando-Mallet quando sposò un capitano di marina, Achille Mallet. Lo Château restò di proprietà della famiglia Alaret fino al 1878, poi ceduta a Léon Simon, dopo di che si succedettero diversi proprietari fino all’arrivo di Gautreau.

Lo Château produce , oltre al suo vino-bandiera, lo Château Sociando-Mallet, che ha appena raggiunto la sua cinquantesima vendemmia, secondo la tradizione bordolese, un secondo vino, La Demoiselle de Sociando-Mallet (prima denominata Lartigue-de-Brochon, a ricordo dell’antico proprietario). Dal 1995,nelle annate che giudicava migliori, Gautreau ha prodotto un terzo vino, molto ambizioso, al quale ha dato il suo nome, “Jean Gautreau”, un assemblage di un quindicina di barriques dalle circa 60 prodotte, vinificate separatamente per valutarne meglio il potenziale: un vero “vin de garage” , nato dall’assaggio alla cieca dei singoli vini, scelti da un gruppo, del quale facevano parte, oltre naturalmente allo stesso Gautreau, Sylvie, l’enologo e il maitre de chai. Non è un blend, ma un Cabernet Sauvignon 100%, imbottigliato in speciali bottiglie scure, più alte di quelle della cuvée principale. Un vino diverso, di grande potenza e complessità, nelle annate più favorevoli per il cabernet.

Potenza e classicità sono il marchio di Château-Sociando. Mallet. Non a caso, la succinta descrizione che ne dà Hugh Johnson, uno che certo di vini di Bordeaux ne sa parecchio è: “Conservative big-boned wines to lay down for years”. Questa definizione mette forse un po’ in secondo piano l’austera classicità dei vecchi Bordeaux, sempre riconoscibile nei vini di Gautreau, ma sottolinea la notevole longevità, che tocca facilmente (e talvolta supera) i 30 anni: va da sé, per vini conservati in modo idoneo. La 2001, con la 2000 (forse la più grande annata di questo inizio di secolo per i vini di Bordeaux), è per Johnson tra le annate più riuscite, con 1989, 1990, 1996, 2005 e naturalmente tutte le annate più recenti. La Robinson, parlando della sua verticale di 40 millesimi, cita anch’essa, tra le altre, 1996,1998,2000,2001 e 2005 nel gruppo delle migliori annate, oltre naturalmente all’eccezionale 1982, tutte annate molto positive a Bordeaux, ma anche diverse altre che definisce over-performing, ossia che hanno dato risultati inaspettatamente positivi in annate deboli, come la 1969, della quale si parlava prima e altre, come 1986 e 1987. Che dire? Per le annate più vecchie non posso esprimere un parere, non avendo avuto occasione di assaggiarle, ma 2000, 2001 e 2005 sono state per me eccezionali. Se ne trovassi ancora presso qualche caviste affidabile, le comprerei anche oggi, nonostante gli anni. Insomma ci sarà una ragione se, come riferisce Jancis Robinson, il Grand Jury Européen, nell’assessment fatto nel 2001, di oltre 100 rossi di Bordeaux della grande annata 1982, valutò il vino di Sociando-Mallet secondo solo ad un eccezionale Château Pichon-Baron Comtesse de Lalande, ma davanti a tutti i Premiers crus.

Sociando_Mallet è aperto alle visite e offre ai suoi visitatori gratuitamente l’assaggio dell’annata più recente dei suoi vini. Offre inoltre ospitalità agli appassionati in un gîte ristrutturato e alcune cabanes, che un tempo fungevano da rifugio per i vignaioli.

Chateau Sociando-Mallet, Route de Mapon, 33180 Saint-Seurin-de-Cadourne, https://www.sociandomallet.com/