Krebiehl, Anne (2019), The Wines of Germany .London (UK): Infinite Ideas Limited, 312 pp., £30.00
Un altro volume (il ventunesimo) della Classic Wine Library di Infinite Ideas, la collana interamente dedicata al vino, curata da Sarah Jane Evans, Richard Mayson e James Tidwell, firmato da Anne Krebiehl, giovane scrittrice di vino, dal 2014 Master of Wine: nata in Germania, ma ben inserita nella cultura enologica di stampo britannico.
Si tratta di un libro che colma una vera e propria lacuna in questo campo, non essendo molti i libri, e neppure molto recenti, sui vini tedeschi. La vitivinicoltura germanica non ha certo i numeri di quella francese, italiana e spagnola, in quanto meno favorita dalle condizioni climatiche, ma, nonostante la relativa esiguità della sua area vitata (103.000 ettari), ha una storia niente affatto trascurabile e può contare oggi su 16.000 aziende vinicole distribuite in 13 diverse regioni del vino.
Di più, in questi ultimi venti anni, complice anche il mutamento climatico, che, in questa regione, come del resto in Inghilterra, ha per il momento giocato solo a favore, l’enologia tedesca si è radicalmente rinnovata e ha pienamente riscattato, sul piano qualitativo, l’ignominia del Liebfraumilch (la Krebiehl gli dedica una delle finestre inserite nella trattazione), raggiungendo livelli paragonabili a quelli delle migliori aree vitivinicole del vecchio Mondo.
La struttura del libro rispecchia sostanzialmente il modello della collana: sei capitoli introduttivi, rispettivamente dedicati alla storia del vino tedesco; alla complicatissima German wine law, ossia la definizione legale delle diverse tipologie dei vini e dei loro livelli di qualità; uno ciascuno per le due varietà più importanti- anche se non con la superficie vitata più estesa- della regione (il riesling e lo spätburgunder o pinot noir); al fenomeno dei Sekt ; al cambiamento climatico, e dodici capitoli dedicati alle differenti regioni del vino tedesche. Uno per ciascuna regione, ad eccezione delle due piccole aree situate nella vecchia Germania Est (Saale-Unstrut e Sachsen, nella Sassonia) riunite in un solo capitolo, disposti in ordine alfabetico. Per concludere: un glossario, la bibliografia e l’indice dei nomi.
Quali i punti di forza del libro? Soprattutto la sezione dedicata alle diverse aree vitivinicole: per la ricchezza dell’informazione, l’efficacia delle loro introduzioni generali, che definiscono le caratteristiche di ciascun territorio, e la varietà e numerosità delle schede concernenti i produttori. Grande merito del libro è infatti quello di non essersi limitato alle Weingut più conosciute e importanti, ma aver dato spazio a molte realtà più piccole e meno note, talvolta fortemente innovative, che hanno raggiunto livelli qualitativi elevati in questi ultimi anni. Così, accanto a mostri sacri come Ernest Loosen o Egon Műller, troviamo molti nuovi talenti meritevoli della più grande attenzione, come Julia Bertram per i suoi spätburgunder della Valle dell’Ahr, area molto vocata per questo vitigno, o Steffan Vetter, nella Franconia. Certo c’è anche qualche inspiegabile assenza, come quella di Willi Schaefer. Ciascuna scheda fornisce un ritratto, conciso ma efficace, di una delle Weingut inserite nella selezione regionale, conclusa da un vino da provare (Try ).
Chiaro ed essenziale il capitolo sulla arzigogolatissima legislazione vitivinicola tedesca , definita dalla Krebiehl, “A perpetual palimpsest”, incisivi i capitoli dedicati al riesling e al pinot noir, e all’ ascesa di quest’ultimo, indubbiamente favorita dal climate change, molto interessante quello sugli spumanti, meno conosciuti, ma oggetto di una crescente attenzione da parte di produttori e consumatori: certo in crescita, anche se la definizione delle diverse tipologie dei vini frizzanti, dagli schaumwein ai cremant, fornisce una ulteriore prova della propensione dei legislatori tedeschi a complicare i problemi più del necessario.
Detto dei meriti, qualche osservazione critica, pur in un giudizio generale molto positivo.
Innanzitutto la cartografia: scarsa, insufficiente e soprattutto di difficile consultazione a causa della scelta del bianco e nero. La decisione di presentare le diverse regioni del vino in ordine alfabetico non facilita l’orientamento, anche solo geografico, del lettore. Sarebbe stato inoltre indispensabile un capitolo dedicato alle varietà di uva coltivate, anziché limitarsi alla trattazione soltanto del riesling e dello spätburgunder. Non sembra infatti sufficiente rinchiudere la presentazione delle altre varietà, anche molto importanti, come il sylvaner, in una semplice finestra all’interno del capitolo dedicato alla Franconia, così come delle altre varietà più diffuse localmente (come il lemberger, il trollinger o il gutedel). Mancano inoltre una trattazione generale dei vari suoli e delle loro caratteristiche per la vitivinicoltura, al di là di quanto inserito nei singoli capitoli regionali, e una valutazione, anche solo indicativa, delle annate, così come sarebbe sembrato opportuno uno spazio maggiore per l’esame del movimento dei vini naturali, in ascesa anche in Germania come in altri paesi d’Europa.