Del Riesling, dei grandi Bordeaux e Borgogna, si sa che possono sfidare il tempo. Tra i vini italiani é nota a tutti la straordinaria resistenza del Brunello di Biondi Santi, specie in alcune grandi annate (ricordo personalmente un grandissimo 1955 bevuto trent'anni fa come una delle mie esperienze enologiche più emozionanti). Ma anche altri vitigni nazionali tipici, come il Nebbiolo da Barolo, l'Aglianico nel Vulture e di Taurasi hanno resistenza, e si possono avere sorprese entusiasmanti se il vino é di un'annata felice, ed é rmasto tranquillo in una cantina come quelle di una volta, come se ne trovano ancora nelle vecchie case di campagna piemontesi. In molti casi, però, il vino non ce la fa.Dopo 10 anni si rischia sempre. Se anche il vino regge, é spesso il tappo a cedere e il vino,ossidato in modo violento, diventa imbevibile.Vale dunque  la pena sfidare la sorte? Certamente non é consigliabile come metodo, soprattutto per quei vini che,pur buoni-buonissimi (la maggior parte), non aumentano neppure di valore e non si vendono all'asta. Tutti i vini hanno la loro evoluzione, toccano il loro apogeo, poi semplicemente decadono. A che vale collezionare bottiglie destinate a diventare cadaveri? Però talvolta si intuiscono le possibilità della sfida , e allora beviamo tutte le bottiglie di una certa partita, ma ne teniamo qualcuna da parte, magari una sola, per vederne l'evoluzione , oppure semplicemente si dimentica una bottiglia in uno scaffale più inaccessibile. Ma quando il vino si rivela ancora vivo e capace di parlarci, l'emozione é grande.
Questa rubrica intende parlare appunto di queste bottiglie e debutta con due annate di un vino che, secondo i manuali, andrebbe bevuto tra i 3 e i 5 anni, con una vita presumibile di 7-10 anni, il Chianti classico.

VignamaggioChianti classico Vignamaggio 1971

Bottiglia integra, con sughero che ha perso l’elasticità di un tempo, ma che riesce ad essere estratto , sia pure in due tempi e con qualche difficoltà.Lievi, ma evidenti tracce di risalita del vino, che colora una buona parte della superficie del sughero. Non caraffato, aperto appena  da 15-20’ , il vino, dal colore intensamente rugginoso, è dapprima chiuso al naso, poi mostra toni di champignon e affumicati non sgradevoli, che sfumano sentori di corteccia, chiodo di garofano e polvere di rosa appassita. Buona ed ancora avvertibile l’acidità, con buona corrispondenza naso.bocca. Buona la lunghezza.

 

 

Chianti classico Vignamaggio 1975

Bottiglia ancora integra, con sughero elastico, con lievi tracce di risalita, appena accennate  sul lato sinistro. Il vino-non caraffato per timore di ossidazioni violente, ma aperto circa 40’prima- mostra un colore tonaca di monaco non troppo scarico e con una sorprendente limpidezza, considerati i 35 anni dalla vendemmia. Il naso si offre sorprendentemente pulito da sentori sgradevoli, fungini o affumicati, ma su un registro decisamente balsamico e di fiori secchi, tra i quali si riconoscono la viola e la rosa appassita. Acidità avvertibile, che conferisce una notevole freschezza all’assaggio, con una buona corrispondenza gusto-olfattiva e lunghezza. Bottiglia decisamente interessante.

Giudizio sintetico: “commovente” per l’annata 1971, “sorprendente” per il 1975 (Pubblicato il 15.11.2010).

 

Sito dell'azienda: www.vignamaggio.it

 

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