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Stregato da una vecchia bottiglia di Grűner Veltliner austriaco ripescata in cantina dalla cassetta dei “bianchi da bere” che avevo messo da parte prima del lockdown: colore giallo dorato con leggeri riflessi aranciati, al naso un tripudio di bucce di agrumi rossi , albicocche, ananas e zenzero canditi, sul palato un grande equilibrio tra freschezza acida e mineralità salina. Profondo e coinvolgente sollecita un altro bicchiere.
Leggi tutto: Smaragd, e non sarai deluso: Grűner Veltliner Im Weingebirge Weingut Nikolaihof
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Non mi capita spesso di assaggiare dei cabernet californiani, ed è stata davvero una bella sorpresa questa vecchia bottiglia di Santa Cruz Mountains, seconda etichetta del Montebello di Ridge Vineyard, del 1996. Colore granato senza cedimenti aranciati, all’olfatto è intenso, con frutti scuri, moka, terra umida, note pepate , sul palato è ancora sorprendentemente giovane, ha densità e struttura senza rudezze , speziatura fine, tannini ben risolti .
Leggi tutto: Il vino di Cupertino: Santa Cruz Mountains Cabernet 1996
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Di colore granato con orlature arancio, il vino appare molto evoluto, ma ancora integro, con profumi terziari di terra umida, fiori essiccati, prugna disidratata, sul palato appare un po’ leggero, forse anche leggermente scomposto: non una grande prova, anche se ancora bevibile. E’ uno Château Rauzan-Ségla , second cru classé di Margaux, del 1982, quasi 40 anni dopo. La 1982 è unanimemente considerata una delle più grandi annate di Bordeaux prima degli anni duemila, ma non per Rauzan-Ségla, a quel tempo in difficoltà gravissime, dopo una serie di passaggi di proprietà nei quali aveva progressivamente perso la propria identità.
Leggi tutto: Prima della rinascita: Château Rauzan-Ségla 1982
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Quarantadue anni non sono pochi per un Pomerol e non lo sarebbero neppure per un più robusto Pauillac, ma tant’é. Avevo ritrovato questa bottiglia riordinando il settore della mia cantina riservato ai vecchi Bordeaux e non era certo il caso di aspettare ancora.
Si trattava di uno Château La Vray Croix de Gay del 1978. Da non confondere con lo Ch. Croix de Gay e con lo Ch. de Gay, che peraltro non sono lontani. Una volta era denominato Vraye Croix de Gay, poi, appunto negli anni ’70, la “e” finale era scomparsa.
Leggi tutto: La grazia di un Pomerol anni '70: Château La Vray Croix de Gay 1978
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Ho assaggiato per la prima volta Château Gilette una quindicina di anni fa. Mi trovavo a Parigi ed ebbi l’opportunità di provare insieme le annate 1983 e 1985 , entrambe appena messe in commercio, dopo più di venti anni di affinamento in cantina. Fino ad allora (lo confesso) non ne avevo mai sentito parlare, né avevo la più pallida idea di dove fosse Preignac, il luogo dove lo produceva la famiglia Medeville.La prima cosa che pensai era che non avevo mai assaggiato nulla di simile. Sull’etichetta era scritto “Sauternes”, ma , scorrendo mentalmente la lista dei premiers e dei seconds crus del Sauternais, quel nome non lo ricordavo affatto. Semplicemente perché non c’é.
Leggi tutto: Amato dalla botrytis: Château Gilette 1983, 36 anni dopo
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