Grand Corbin DespagneRiassaggio dopo qualche anno (5 o 6 forse) questo Grand Corbin d’Espagne, Saint-Émilion grand cru, del 2004: un’annata per diversi aspetti perfetta al momento della floraison e della vendemmia, “patchy” -come la definisce Jane Anson-, nei periodi intermedi, generalmente considerata discreta, ma non grande, anche perché oscurata da un immenso 2005.

EnversdeValmurUno Chablis molto  classico, con un ottimo equilibrio tra freschezza del frutto e sapidità minerale, fiori bianchi e conchiglia d’ostrica al naso, palato vibrante. E molto accessibile (intorno ai 15-17 euro la bottiglia quello dell’annata 2019). Godibilissimo già adesso, lo si potrà apprezzare senza problemi anche tra 3-4 anni.

JavernièresIl successo ottenuto dal Beaujolais nouveau nei decenni passati, nonostante la notorietà e gli elevati ricavi prodotti, alla lunga non ha certo giovato alla denominazione e alla sua immagine, offuscata dalla speculazione e dall’ avidità dei négociants più spregiudicati. Per molti (troppi) anni i vini di questa splendida regione, incernierata tra la Borgogna meridionale e il lionese, sono stati considerati con fastidio dai bevitori più avvertiti, dei semplici  vini da pichet da bere al più in un fumoso bistrot cinematografico.

Amirault1Colore scuro, profondo, con riflessi bluastri, è goloso all’olfatto, con note di  frutti rossi maturi, floreali, di  grafite, una leggera sfumatura pepata. Sul palato esibisce una struttura tannica di buona finezza, fresco e fruttato come sono i vini del territorio da cui proviene in giovinezza. Si tratta di un Saint-Nicolas de Bourgueuil, un  rosso della Valle della Loira, nella Touraine. Cabernet franc al 100% (ma il disciplinare ammette fino al 10% di cabernet sauvignon),  quello di questa regione- Bourgueuil e Saint-Nicolas de Bourgueuil e nelle vicine Chinon e Saumur-Champigny, nel Saumurois-  è assai diverso da quello del Médoc, e si distingue più per grazia che per potenza.

Dauphine 2009e2012 AAvevo “scoperto” questo vino in un bel ristorante di Bordeaux in una mite serata di ottobre di qualche anno fa, mentre gustavamo un’ottima sella d’agnello di fronte alla splendida piazza illuminata de la Comédie . Si trattava di un rosso di una appellation ingiustamente oggi considerata “minore” del Libournais, Fronsac. Situata tra i meandri della Dordogne e dell’Isle, consta di appena 834 ettari di vigna, ai quali si aggiungono i 299 della vicina, più piccola, appellation di Canon-Fronsac (leggi l'articolo sui vini di Fronsac, cliccando qui).